venerdì 12 giugno 2009

Santa Caterina da Siena 2009 - IL Circolo Culturale incontra S.B. Michel Sabbah, Patriarca Emerito di Gerusalemme - Intervista di Marco Damonte

Mons. Sabbah ospite a Varazze

1376 Caterina da Siena sosta a Varazze, tra l’altro, per incontrare i Vescovi betlemmitani e discutere con loro la situazione di Terra Santa; 1847 Mons. Valerga, oriundo di Varazze, è nominato Patriarca Latino di Gerusalemme, il primo dopo il reinsediamento del patraircato; 2005 viene siglato il gemellaggio tra Varazze e Beit Jala, una delle poche città palestinesi dei territori occupati a maggioranza cristiana. 29-30 aprile 2009 Mons. Sabbah, Patriarca emerito di Gerusalemme, ospite a Varazze che gli conferisce la cittadinanza onoraria. Gli porgiamo alcune domande. Quale la situazione attuale dei cristiani in Terra Santa? In un secolo la percentuale dei cristiani arabi è passata dal 17 al 2%. Questo dato è significativo, ma lascia ancora spazio alla speranza se rapportato al contesto mediorientale. La forte emigrazione dà la possibilità di nuovi contatti, specie in America latina. La comunità è viva, basti pensare che ogni anno nell’unico seminario del patriarcato voluto da Mons. Vallerga a Beit Jala entrano una trentina di giovani. Come desciverebbe il volto di Gerusalemme? Questa è la patria spirituale di ogni cristiano, ma anche città della redenzione e della salvezza per ciascun essere umano. Dio l’ha voluta segno di contraddizione per farci capire che è il Dio di tutti. In essa convivono le tre religioni monoteiste e lo potrebbero fare in pace se ascoltassero la Parola di Dio; invece ascoltano interessi di parte e fanno di Gerusalemme una città di odio e di morte. La pace sarebbe la vocazione di Gerusalemme. Dopo l’attenzione dei media, le sorti della striscia di Gaza sono quasi sconosciute. Può aggiornarci? E’ una popolazione stremata che ha subito le angherie degli attacchi israeliani. Sono convinto che motivazione ufficiale di stroncare il terrorismo celava ragioni politiche, si era sotto elezioni, ed esigenze militari. Lo dimostra il fatto che chi si reca nella striscia di Gaza vede macerie e nessun segno di ricostruzione; non c’è interesse nei confronti dei suoi abitanti. Alle finestre ci sono ancora teli di naylon al posto di vetri. I famosi tunnel sotterranei venivano usati per alleviare le sofferenze di una popolazione privata dei beni primari dall’embargo, anche se qualcuno ne ha fatto un uso illecito. Le sue parole sembrano alludere ad accuse precise. Le mie non sono accuse, ma constatazione di dati di fatto. Finchè Israele non riconoscerà uno stato palestinese autonomo e indipendente e finchè continueranno le sopraffazioni, ci saranno sempre dei palestinesi disposti ad agire in maniera violenta, così Israele potrà sempre ricorrere alle armi per vendicare i suoi morti e i palestinesi si sentiranno autorizzati a rispondere a tono. La violenza chiama violenza. Vedo in entrambi i popoli un grande desiderio di pace e il comprendere che la sicurezza o è per entrambi o non può esserci per nessuno. Purtroppo i politici sono concentrati sui loro interessi e non ascoltano queste istanze; la comunità internazionale si mostra paralizzata. Avremmo bisogno di politici disposti al sacrificio. Quale il ruolo dei nostri fratelli cristiani in Terra Santa? Anzitutto nell’essere segno vivente dell’evento della Salvezza: la loro semplice presenza testimonia –talvolta a caro prezzo- la resurrezione di Cristo e la Vita nuova per ogni uomo di buona volontà. In secondo luogo la collaborazione tra i cristiani è indirizzata a dare una risposta ai gravi problemi che affligono il Medioriente: non si può prescindere dal messaggio cristiano a proposito dei grandi temi dell’umanità quali dignità, giustizia, pace. Infine a loro spetta il delicato ruolo di essere ponti tra oriente e occidente; ciascun arabo cristiano è consapevole di essere orientale per storia, cultura, lingua, politica, psicologia, ma anche di essere in relazione all’occidente per fede, religione, spiritualità e apertura intellettuale. Un esempio: nelle tre scuole del Patriarcato sono iscritti ragazzi mussulmani per il 90%. Sono figli dei principali esponenti dei partiti politici palestinesi, a loro volta alunni di quelle scuole. Ciò permette di incontrarsi e dialogare in maniera informale. Come riescono a compiere questa missione? Tra enormi difficoltà, l’occupazione militare, le umiliazioni quotidiane, i limiti alle libertà civili a causa dell’appartenenza religiosa, limitazioni ai movimenti, agli studi, ai viaggi, al lavoro, persino alle cure mediche. Come vede il futuro? Umanamente parlando speranza non c’è. Ma crediamo in Dio che vincerà un giorno il male della guerra. Mi appello a tutti gli uomini di buona volontà perché ciò possa avvenire; tutti sono responsabili di ciò che accade in Terra Santa. Sono convinto che l’imminente viaggio in Terra Santa di Benedetto XVI sarà un passo nella giusta direzione.

Nel ringraziare Mons. Sabbah, ritorna alla memoria lo sguardo dei giovani cristiani palestinesi ospitati in questi anni a Varazze e risuona la loro espressione, diventata monito e sprone del gemellaggio: jalla! andiamo!

Marco Damonte – Circolo Culturale Kairos


Arrivo del Patriarca e di SER Mons. Lupi Visita alla Colleggiata di Sant'Ambrogio, presenti il Parroco don Giulio Grosso e Lorenzo Grazioli.



Omaggio floreale alla statua di S. Caterina al porto di Varazze, presenti le autorità religiose e civili.



Pe il circolo, Simone Silvagno e Lorenzo Grazioli illustrano a Sua Beatitudine pannelli mostra "Verso altri mari" raffiguranti i primi Patriarchi Latini dell'era moderna, sita della ex-capitaneria di Varazze. Sempre a Mons. M. Sabbah fanno dono di alcune pubblicazioni curate dal circolo.

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