martedì 9 febbraio 2010

Notizie dalla Terra Santa - parte III - La samaria e la Galilea poi....il ritorno




Continuiamo e concludiamo, con questa terza parte, il nostro racconto sul pellegrinaggio – viaggio in Terra Santa delle delegazione varazzina – savonese del novembre scorso.

I passi della storia ci hanno spinto sino ad Hebron , nella visita alle tombe dei Patriarchi; uno spaccato della Palestina più profonda, unico luogo in cui abbiamo incontrato gli Osservatori Internazionali. La divisione tra mussulmani ed ebrei c’è ed è anche molte fisica, ogni pezzo di pietra dell’imponete fortezza-mausoleo è stato “regolamentato” solo dieci giorni all’anno è previsto lo scambio della visita nelle parti opposte.

Poi Gerusalemme, quale città, quale luoghi; l’incontro con la Passione di Nostro Signore , confusi tra la folla i segni , nascosti in quella terra come 2000 anni fa ma, forti nell’animo e nella fede.
L’incontro a Gerusalemme con il Patriarca Emerito Michel Sabbah,: “i cristiani di terra santa, non solo sono gli “eredi “ delle prime comunità , non solo è importante la loro presenza per la Fede e la Storia dei Luoghi ma, perché essi spesso si interpongono tra mussulmani ed ebrei evitando che ogni dissenso diventi una guerra di religione!”

Poi la Samaria, una terra di mezzo, diversa non solo nell’aspetto geografico e ambientale (un po’ desertica e arida, piante che crescono sulla terra rocciosa) ma perduta.
Più lontana , della seppur tribolata Giudea, e della rigogliosa, verde Galilea. Comunità cristiane piccolissime, testimonianze vere; da Nablus ed il pozzo della Samaritana; l’antica città romana di Sebastie, l’incontro con il Sindaco e ospiti di Abuna Nidal e del consiglio Parrocchiale a Zababde. Qui la visita alla scuola e ad centro della Parrocchia, tra le zone più povere e distanti (non vedevano pullman di occidentali da 5 mesi ed i ragazzini, appena usciti da scuola, alcuni calciando il proprio asino, ci salutavano …. evento di cui parlare per una settimana, forse un mese).

Come non raccontarvi di Abuna Raed a Taybeh (antica Efraim)?
Un Parroco dalle mille risorse e attività. Comunità di circa1400 cristiani in tutto, 700 cattolici altri divisi tra ortodossi, bizantini…., unico paese rimasto interamente cristiano, in alto sulla collina circondato da numerose piante di olivo.
Una scuola, un ambulatorio, l’oratorio cristiani; piccole attività di produzione d’olio e di lampade perché bisogna capire di acquisire l’autonomia economia; tutte le famiglie lavorano. La prima radio cristiana, di cui svetta sul campanile l’antenna, in lingua araba.
Il suo è veramente un fiume in piena, un racconto appassionato ; dopo la Santa Messa e la visita alla casa delle parabole (costruzione tipica conservata di una abitazione come poteva essere ne I-II sec d.c.).
Un fiume dalla linfa e dal vigore non comuni, dalle parole dure quanto reali tra le molte cose racconta: “ noi cristiani non siamo minoranza (n.b circa 1% su tot) ! questo termine in arabo o in ebraico si traduce più vicino al debole….. e non siamo deboli, seppur pochi in numero.
Sappiamo chi siamo, solo così si può dialogare , anzi molti mussulmani mandano i loro ragazzi a studiare nelle nostro scuole, perché qui in Palestina sono le migliori! Si può dialogare restando forti nella fede, con la formazione e la testimonianza del Vangelo : non abbiamo paura ma, non vogliamo essere lasciati soli! Non per i soldi e per il lavoro, in quello noi ci diamo da fare, ma vogliamo vedere tornare i pellegrini in terra Santa!” E qui , almeno a Taybeh e nei centri più piccoli, purtroppo non posso dire lo stesso per Gerusalemme e Betlemme, i cristiani sono uniti in Cristo; continua Raed : “ lavoriamo con gli ortodossi e gli altri cristiani, viviamo tutti insieme il tempo dell’avvento e il Natale secondo il calendario romano, quello della quaresima e la Pasqua secondo quello ortodosso : così abbiamo risposto ai miei amici mussulmani , che con simpatico scherzo mi chiedevano quante volte fosse nato quest’anno Gesù Bambino”…. E poi il discorso continua e i matrimoni misti, rari e quanto si presentano “difficili” con l’islam che non perdona… qualcuno fa cenno alle unioni civili risponde : “ ah quelle sono cose che da noi non esistono le lasciamo a voi occidentali”!

E poi la Galilea , Nazaret, Canan, il Lago di Tiberiade, Tabor, il monte delle Beatitudine e la chiesa del Primato….. concludeva nella pace e nella natura lussureggiante dei posti il nostro viaggio… a Cafarnao una celebrazione , raccolta, nella Chiesa costruita sulla Casa di Pietro, ci ha fatto sentire veramente Chiesa Universale.
L’invito? Andare in Terra Santa, essere vicino ai nostri fratelli, ripercorrere in questo modo le tappe terrene di nostro Signore per incontrare la Chiesa viva e sentirLo vicino anche oggi. Non aver paura di andare, l’unica paura? Scoprire quanto siamo deboli, quanta è ancora la strada da percorrere per avvicinarci a Dio ma, ritrovare nella Fede e nell’Amore la Speranza unica, di saper , come gli Apostoli ripartire da Cafarao, che non si vorrebbe mai abbandonare, per tornare o meglio ritornare Apostoli nel mondo, saper essere sale della Terra.

Breve sosta alla città romana di Cesarea Marittima sulla costa del Mediterraneo, il clima estivo , e via…. Tel Aviv, aeroporto…. volare a casa …

Un grazie alla nostro Capo Gruppo Giorgio Michelini, amico simpatico quanto paziente e dalle doti diplomatiche non comuni … e a sua moglie Marina. A tutti quelli con cui si è condiviso esperienza unica, le simpatiche signore : Vanda, Carla, Claudia, Ines, Maria C., Anna Maria, Giacomina, Maria Adele, Paola, Emilia, Laura, Luisa, Maria Rosa, Maria S. , Veronika e Marisa. Al cineoperatore Ubaldo, i sacerdoti “Abuna” Thomas e Alberto o.p. , sapientemente guidati dal “Raìs en Varazze” Giovanni Delfino, dal “Mutran” Mons. Vittorio Lupi e dall’ “Abuna – Canonico” Rev.do Giulio Grosso.

Varazze è e dovrà saper essere con la Terra Santa un importante ponte; l’invito è a tutti i nostri lettori di approfondire l’amicizia con Beit-Jala e rivolgersi in Comune o in Parrocchia per avere ulteriori informazioni.
Solo così si potrà essere “testimoni” , sentire e continuare nell’opera del gemellaggio, il viaggio nello scrivere la storia del legame d’amicizia, della vita alla luce del Vangelo.

di Lorenzo Grazioli