venerdì 11 febbraio 2011

Corso Biblico, anno pastorale 2010-2011

Incontri di Catechesi tenuti da Don Claudio Doglio, presso il salone parrocchiale di S. Ambrogio, nei sottoindicati venerdì alle ore 20.45.
Tema degli incontri: “Incontri con Gesù meditando la Sua Parola, secondo il Vangelo di Luca”.


Programma incontri:

  • 11 febbraio 2011. 1) La Chiamata di Simone il pescatore (Le 5,1 -11), per riconoscere che il Signore chiama ciascuno di noi.
  • 18 febbraio. 2) Il Perdono alla donna peccatrice (Le 7,36-50), per riconoscere l’amore di Dio attraverso il perdono.
  • 11 marzo 3) L’Ospitalità di Marta e Maria (Le 10,38-42), per riconoscere l’importanza dell’ascolto.
  • 18 marzo. 4) La Liberazione della donna curva (Le 13,10-17), per riconoscere che Cristo ci libera.
  • 1 aprile. 5) L’Affidamento del brigante crocifisso (Le 23,39-43), per riconoscere che l’affidamento a Cristo salva.
  • 8 aprile. 6) Il Cammino con il Cristo risorto (Le 24,13-35), per riconoscere il Risorto e camminare con Lui.

IL PRIMO LIBRO DI MICHELE LOREFICE


La nuova voce critica della vecchia, stanca realtà: così, nella quarta di copertina, viene definito Michele Lorefice, scrittore in erba che ha da poco pubblicato il suo primo romanzo dal titolo Il cielo in rovina. La storia del protagonista, Alberto Durante, può essere letta su più livelli. Semplicemente il racconto biografico di questo giovane; un viaggio interiore alla ricerca degli interrogativi che più stanno a cuore ai giovani dei giorni nostri; una narrazione filosofica, dove i grandi problemi di sempre vengono declinati con accenti inusuali e incisivi. Lo confermano i titoli delle due parti in cui sono stati raccolti i 10 capitoli: ombre riflesse e dei di sé medesimi. Ancora una volta il linguaggio letterario diventa l’occasione per compiere un tragitto esistenziale, un pellegrinaggio tra le criticità dei tempi attuali, le paure, le speranze, le delusioni, le attese. Ne abbiamo parlato direttamente con l’autore.

Puoi presentarti brevemente ai nostri lettori?

Sono un buffo ragazzo di vent’anni, una persona un po’ stravagante direi, ma divertente, il classico tipo che resta impresso, forse perché non mi interessa quello che pensa la gente di me, ma mi interessa che la gente mi pensi e basta.

Che cosa ti ha spinto a scrivere un romanzo?

Credo che la scrittura sia ormai l’unico modo rimastoci per fare disobbedienza civile, per ribellarci, per esprimere il nostro dissenso: toglietemi la penna, ed inizierò ad usare il bastone.

Quali sono i temi principali che vengono affrontati?

Gli argomenti sono davvero molti, anche se vi sono alcune linee guida principali: tanto per cominciare cerco di esprimere il disagio che provo nei confronti della realtà, realtà che trovo inconsistente ed impercettibile all’essere umano. In secondo luogo cerco di fare un’analisi critica della società in cui viviamo, riferendomi soprattutto alla situazione italiana che è davvero imbarazzante. In fine, ho cercato di riflettere sulla condizione dell’essere umano in quanto tale, ho provato ad analizzare i sentimenti che un individuo prova nell’arco della sua vita e tutte le sensazioni ad essi correlate.

Quanto Michele Lorefice c’è nel protagonista? E quanto Alberto Durante c’è nei lettori?

Trovo che in generale un autore, durante la stesura dei propri scritti, inserisca nei suoi personaggi un po’ di ciò che è, un po’ di ciò che non è, e un po’ di ciò che vorrebbe essere, e la stessa cosa credo la facciano i lettori nel momento in cui si immergono all’interno del racconto.

Ci tengo a precisare però, che in fin dei conti ho usato Alberto per esprimere dei concetti, e di fatto considero questi ultimi i veri protagonisti del mio romanzo.

Vuoi leggerci un passo che ritieni significativo?

Uomini stanchi

camminano in silenzio,

passo corto,

testa china,

per non guardare

il cielo in rovina.

Uno scenario

troppo tetro

da accettare,

crepe minacciose

incombono

sulle nostre teste:

lo avresti mai detto?

Il cielo è di vetro.

Fuori tempo massimo per essere una strenna natalizia, il libro di Lorefice, Il cielo in rovina, edito da Erga (Genova), aspetta di essere letto per affrontare con maggior consapevolezza il 2011. Basta andare in libreria dotati di 10 Euro.



sabato 5 febbraio 2011

E' proclamato, in queste domeniche Mt 5-6-7.

In queste domeniche del tempo ordinario viene proclamato il vangelo secondo Matteo e di esso, dalla IV fino alla IX domenica, il "discorso della Montagna", il primo dei cinque discorsi che caratterizzano questo vangelo. E' iniziato, il Discorso della Montagna, con le Beatitudini, proseguirà, secondo lo stile della "inclusione semitica"con insegnamenti non come quelli cui noi siamo abituati perchè legati alla logica greco-latina che si esprimono con una premessa, un contenuto e una conclusione (e cioè A la premessa BCDE, e E è la conclusione), ma con una premessa (nel nostro caso le Beatitudini), cui segue una parte di contenuto, la conclusione, e un'altra parte di contenuto (e cioè A la premessa BC D CB, dove la conclusione è D, e sarebbe errato cercarla in E). Nel Discorso della Montagna la conclusione è espressa dalla preghiera che Gesù insegna ai discepoli, il Padre Nostro. Il brano che lo riguarda non è proposto dalla Liturgia della Parola di queste domeniche. Leggiamo con attenzione tutto il resto dei capp. 5-6 e 7 per ricostruire l'inclusione di cui sopra. Teniamo poi presente che sì Gesù dà la Legge, ma è la nuova legge, cioè il vangelo, la grazia dello Spirito santo. La Legge data da Dio a Mosè, sul monte, viene portata a compimento nel discorso ai discepoli sul monte...Ognuno dei dieci comandamenti è esaltato dalla novità del buon annuncio. La grazia dello Spirito santo (che dice fede,speranza e carità, cioè amore), è lei che ci permette di vivere la vita nuova. La legge evangelica non ci dice: Tu devi fare o non fare questo o quello, ma ci dice: Tu sei questo o quello. Il tuo impegno, anche esso intriso della grazia dello Spirito, ti permetterà di vivere quello che sei già (per esempio,la Domenica V del tempo ordinario ci dice che siamo sale, luce messa sulla lucerna, e così via...). Fra Giacomo Grasso,o.p.