La nuova voce critica della vecchia, stanca realtà: così, nella quarta di copertina, viene definito Michele Lorefice, scrittore in erba che ha da poco pubblicato il suo primo romanzo dal titolo Il cielo in rovina. La storia del protagonista, Alberto Durante, può essere letta su più livelli. Semplicemente il racconto biografico di questo giovane; un viaggio interiore alla ricerca degli interrogativi che più stanno a cuore ai giovani dei giorni nostri; una narrazione filosofica, dove i grandi problemi di sempre vengono declinati con accenti inusuali e incisivi. Lo confermano i titoli delle due parti in cui sono stati raccolti i 10 capitoli: ombre riflesse e dei di sé medesimi. Ancora una volta il linguaggio letterario diventa l’occasione per compiere un tragitto esistenziale, un pellegrinaggio tra le criticità dei tempi attuali, le paure, le speranze, le delusioni, le attese. Ne abbiamo parlato direttamente con l’autore.
Puoi presentarti brevemente ai nostri lettori?
Sono un buffo ragazzo di vent’anni, una persona un po’ stravagante direi, ma divertente, il classico tipo che resta impresso, forse perché non mi interessa quello che pensa la gente di me, ma mi interessa che la gente mi pensi e basta.
Che cosa ti ha spinto a scrivere un romanzo?
Credo che la scrittura sia ormai l’unico modo rimastoci per fare disobbedienza civile, per ribellarci, per esprimere il nostro dissenso: toglietemi la penna, ed inizierò ad usare il bastone.
Quali sono i temi principali che vengono affrontati?
Gli argomenti sono davvero molti, anche se vi sono alcune linee guida principali: tanto per cominciare cerco di esprimere il disagio che provo nei confronti della realtà, realtà che trovo inconsistente ed impercettibile all’essere umano. In secondo luogo cerco di fare un’analisi critica della società in cui viviamo, riferendomi soprattutto alla situazione italiana che è davvero imbarazzante. In fine, ho cercato di riflettere sulla condizione dell’essere umano in quanto tale, ho provato ad analizzare i sentimenti che un individuo prova nell’arco della sua vita e tutte le sensazioni ad essi correlate.
Quanto Michele Lorefice c’è nel protagonista? E quanto Alberto Durante c’è nei lettori?
Trovo che in generale un autore, durante la stesura dei propri scritti, inserisca nei suoi personaggi un po’ di ciò che è, un po’ di ciò che non è, e un po’ di ciò che vorrebbe essere, e la stessa cosa credo la facciano i lettori nel momento in cui si immergono all’interno del racconto.
Ci tengo a precisare però, che in fin dei conti ho usato Alberto per esprimere dei concetti, e di fatto considero questi ultimi i veri protagonisti del mio romanzo.
Vuoi leggerci un passo che ritieni significativo?
Uomini stanchi
camminano in silenzio,
passo corto,
testa china,
per non guardare
Uno scenario
troppo tetro
da accettare,
crepe minacciose
incombono
sulle nostre teste:
lo avresti mai detto?
Il cielo è di vetro.
Fuori tempo massimo per essere una strenna natalizia, il libro di Lorefice, Il cielo in rovina, edito da Erga (Genova), aspetta di essere letto per affrontare con maggior consapevolezza il 2011. Basta andare in libreria dotati di 10 Euro.
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