martedì 31 gennaio 2012

ASSEMBLEA PLENARIA ELETTIVA 2012 - SABATO 25 FEBBRAIO

L’assemblea generale annuale del Circolo Culturale Kairos – ANSPI è convocata come da Statuto venerdì 24 febbraio alle ore 23:00 e, IN SECONDA CONVOCAZIONE SABATO 25 FEBBRAIO ALLE ORE 19:45 PRESSO I LOCALI DELLA CANONICA DI S. AMBROGIO, VIA CARATTINO, VARAZZE.

Dopo breve momento conviviale  sociale alle 20:30 inizierà la discussione del seguente ordine del giorno:
- discussione sulla vita associativa;
- verifica attività 2011
- programmazione attività 2012
- situazione della scuola di Musica
- tesseramento 2012
- votazione membri consiglio direttivo (in numero di 5)
- varie ed eventuali.

Tutti i gentili Soci ed interessati sono invitati a partecipare numerosi, visto il momento di convivialità è richiesta l'adesione entro il 17 febbraio.

Il Consiglio Direttivo


martedì 10 gennaio 2012

IL MUSO DEL CAMMELLO NELLA TENDA Intervista a Marco Damonte in occasione del suo nuovo libro




Non ci siamo fatti alcun nodo al fazzoletto come gli inviati di Striscia la Notizia, ma ci siamo ricordati lo stesso di una scadenza: quella di una borsa di studio triennale bandita dalla CEI e vinta da Marco Damonte. Lo avevamo incontrato circa tre anni fa e lo reincontriamo oggi perché ci racconti la sua esperienza e i risultati conseguiti.

T.M. Puoi ricordarci in che cosa consisteva la borsa?
M.D. Mi sonno occupato del progetto di ricerca a suo tempo presentato, che ha in parte coinciso con la tesi di Dottorato in Filosofia discussa presso l’università di Genova. Ho gestito lo studio in maniera autonoma, ma sotto la supervisione di un tutor, il prof. Fabris, dell’Università di Pisa. Per ciascun anno erano previsti due incontri a Roma: uno il fine settimana comprendente la Domenica delle Palme, l’altro della durata di una settimana in luglio. Tutti gli incontri sono stati l’occasione per condividere tra borsisti, una cinquantina in tutto provenienti da ogni ambito disciplinare, le rispettive ricerche, l’esperienza di studio e alcuni “trucchetti” per sopravvivere in Università. Inoltre al termine del triennio ci è stato proposto un viaggio dal forte carattere spirituale e culturale.
T.M. Partiamo da qui. Dove sei stato?
M.D. Otto giorni in Israele, in parte dedicati alla visita dei luoghi in cui Gesù ha vissuto e in parte riservati a incontri con importanti personalità, tra le quali il Nunzio, il Custode di Terra Santa, il padre francescano di origine polacca che gestisce la Basilica della Natività a Betlemme, i responsabili dell’Università ebraica di Gerusalemme e del Centro di studi ecumenici voluto da Paolo VI, la direttrice sanitaria dell’ospedale cattolico di Gerusalemme e i membri di un kibbutz. Ciascuno di essi ci ha offerto una chiave di lettura di ciò che sta succedendo in Medio Oriente e di quale sia la posta in gioco.  
T.M. Messaggi di speranza e pace, dunque?
M.D. No, piuttosto sano realismo. Speranza e pace rischiano di essere parte della retorica occidentale, inutile se non dannosa. La situazione è complessa e difficilmente gestibile, come non ci si può aspettare altrimenti in una terra dove l’identità personale è segnata dall’appartenenza religiosa, ma dove la libertà religiosa è un capitolo tutto aperto. I cristiani sono chiamati a portare la loro testimonianza nel conflitto a cominciare da quello che hanno da dire circa la dignità umana e il perdono, ma non si illudono di poter risolvere le spinose questioni. Purtroppo quella che noi chiamiamo “primavera araba” rischia di prendere una piega fondamentalista. La quotidianità scorre inesorabile, ma la tensione è palpabile ovunque e sempre. La convivenza tra ebrei, mussulmani e cristiani è tutt’altro che facile.
T.M. E per quanto riguarda gli aspetti del pellegrinaggio cristiano? L’emozione di stare nei luoghi frequentati da Gesù è senz’altro grande.
M.D. C’è l’emozione, ma c’è anche una maggiore conoscenza del messaggio evangelico: vedendo la geografia e le abitudini di quella società si comprendono meglio molti passi del Nuovo Testamento. Si ha inoltre la possibilità di toccare con mano la tradizione della Chiesa: nei principali luoghi evangelici le comunità cristiane, nonostante le difficoltà, grazie alla fede, hanno pregato senza interruzione per duemila anni e continuano a farlo, sempre con grande fede e perseveranza.
T.M. Torniamo alla borsa di studio, Di che cosa ti sei occupato?
M.D. Per dirla in breve ho approfondito il ruolo che la teologia naturale ricopre nella filoosfia analitica, quella cioè di lingua inglese. Ho mostrato che, nonostante molte critiche, spesso passivamente accettate anche da autori cattolici, è ancora importante riflettere con gli strumenti della filoosfia sull’esistenza e sugli attributi di Dio. In una sua lettera Pietro raccomanda ai cristiani di essere sempre pronti a rendere ragione della speranza che è in loro. Forse la teologia naturale non è indispensabile per la fede, ma senz’altro senza teologia naturale i cristiani rischiano di avere difficoltà a discutere con le altre persone, finendo con il parlarsi addosso e l’isolarsi.
T.M. Puoi sintetizzare I risultati di questa ricerca?
M.D. Dopo aver valutato il lavoro di un gruppo di calvinisti che si sono occupati di filosofia della conoscenza e l’interpretazione di Tommaso da aprte di alcuni allievi di Wittgenstein, ho proposto una definizione di teologia naturale. Mi limito a ripeterla così com’è: una condizione antropologica utile ad un maturo assenso e ad una coerente vita di fede e una condizione epistemica necessaria affinché possa darsi una scienza teologica.
T.M. Ti sei occupato di questioni che hanno a che fare con la religione e hai visitato luoghi in cui le relazioni tra religioni sono determinanti. Solo un caso?
M.D. In realtà si! Però un rappoto in realtà esiste. Sono sempre più convinto, e non da solo, che i rapporti tra le religioni non possano prescindere dalla capacità di dialogare, il che deve essere fattio senza rinunciare alla pretesa circa la verità della propria religione e al rispetto per la legittimità della posizione degli altri. Il dialogo non deve mirare all’accordo, al quieto vivere, ma alla verità. Oggi, epoca in cui il mondo globale ha accentuato il ruolo delle religioni, è quanto mai urgente un confronto tra religioni e anche con i non credenti e con i risultati delle discipline scientifiche: la teologia naturale è utile proprio a promuovere tale confronto. Data l’attuale situazione non possimo partire da ciò che abbiamo in comune, ma dobbiamo imparare a mettere in comune ciò che abbiamo per partire.
T.M. Ci sono già stati riscontri di apprezzamento per il tuo lavoro?
M.D. In questi tre anni hoi presentato i risultati parziali della ricerca a convegni nazionali e internazionali. In Italia di solito ho destato un certo stupore perché il tema trattato è insolito. All’estero, in particolare a Lisbona, Oxford, Ginevra e Cracovia, ho invece avuto l’occasione di confrontarmi con esperti del settore che mia hanno fornito preziose indicazioni. Tranne colloqui sporadici, non ho avuto modo di discutere con il mondo della teologia. Per il resto bisognerà attendere la diffusione del libro.
T.M. Dunque la borsa si è conclusa con una pubblicazione? Quale il titolo?
M.D. Sì, il saggio è appena uscito grazie all’intervanto del prof. ventimiglia della Facoltà Teologica dell’Università di Lugnao e si intitola “Una nuova teologia naturale. La proposta degli epistemologi riformati e dei tomisti wittgensteiniani”.
T.M. Non è esattamente un titolo accattivante.
M.D. Putroppo no, ma la casa editrice è la carocci di Roma, tra I principali editori italiani di testi universitari che perciò ha preferito un titolo tecnico anziché quello che avevo suggerito “Il muso del cammello nella tenda”.
T.M. E che cosa c’entra?
M.D. E’ una vecchi metafora ostile alla teologia naturale che il mio libro vorrebbe smontare cambiandogli significato. Il cammello è la teologia naturale che mettendo il muso nella tenda della rivelazione occupa tutto lo spazio, creando un areligione razionale senza bisogno di fede. Se la mia intuizione è corretta, il cammello può invece portare nella tenda l’esperienza che ha fatto nel deserto della filosofia contemporanea e, accettando il contributo della rivelazione, può ricominciare il suo viaggio.
T.M. Prospettive per il futuro? Possibilità in Università?
M.D. Cntinuerò a insegnare religione. Le rifome delle Università non laasiano molte prospettive almeno nell’immediato. Cercherò comunque di non abbandonare del tutto la ricerca.
T.M. Un grazie amaro agli ultimi governi, insomma.
M.D. Non è questione politica. I tegli sono necessari e doverosi, perché gli abusi ci sono stati e ci sono tuttora, a cominciare dalla frammentazione delle sedi universitarie, per arrivare a un male inteso diritto allo studio. Peccato però che a farne le spese sia chi non ha commesso quegli errori.
T.M. Un ultimo messaggio?
M.D. Un appello ai giovani laureati, perchè consultino internet e cerchino il bando del Centro Universitario Cattolico e partecipino. È un’esperienza utile e bella. È l’opportunità per incontrare altri giovani impegnati nella ricerca universitaria e per sentire il sostegno della Chiesa che, mostrandosi attenta a questo aspetto della cultura, rivela un volto per molti inedito.
T.M. Buon viaggio con il cammello della teologia naturale, dunque, e arrivederci in occasione del terzo libro…. Vistio che non c’è due senza tre!
M.D. Poca ironia: protrei prendevi inparola… anzi c’è già un cantiere aperto sul rapporto tra filosofia e preghiera…
Qui Marco Damonte entra nel riserbo, ma spulciano sul web abbiamo scoperto una sua collaborazione con la Fondazione centro Studi Campostrini di Verona e due corsi da scaricare sulla Videocattedra Rosmini. Ecco l’indirizzo: [http://www.cattedrarosmini.org/site/view/view.php?cmd=view&id=129&menu1=m2&menu2=m35&menu3=m287] e [http://www.cattedrarosmini.org/site/view/view.php?cmd=view&id=136&menu1=m2&menu2=m35&menu3=m287]. Il testo citato nell’intervista sarà disponibile a breve presso la Cartolibreria Moderna di Varazze.