Pochi giorni sono trascorsi dalla Solenne Festa Patronale a Varazze in onore della Santa Senese, memoria che la piccola cittadina della riviera ligure ha mantenuta al 30 di aprile così come nel calendario pre-conciliare (oggi la memoria nel resto del mondo è il 29 aprile). Ma perchè Caterina è legata a Varazze? Cosa ha operato per il suo secolo e per l'ordine dei Frati Predicatori? Perchè il suo esempio ed insegmaneto è oggi, come sempre, attuale e operante?
Caterina una Santa da XXI secolo
Varazze ricorda la Patrona e la fede si intreccia alla tradizione
Una Donna speciale? Sicuramente sì. Santa Caterina, non poteva essere diversamente, colei che in solo tre giorni (3-4-5 ottobre 1376) ha legato il suo nome per sempre a quello di Varazze cambiandone la storia e il corso degli eventi, segnando quella d’Europa e della Chiesa Universale in una vita terrena breve ma intensa. Anche quest’anno il 30 aprile la cittadina della riviera ha fatto “festa grande” per ricordare la Sua Celeste Patrona alla quale legano un amore in devozione e culto assai profondo. Al rito religioso si associano secolari tradizioni, care ai varazzini di tutto il mondo, e alla fede si intersecano misticismo, arte, cultura e folklore.
Caterina e Jacopo da Varagine, figlia e madre dell’Ordine dei Frati Predicatori
Perché quella sosta lungo l’arco della nostra riviera quando la Santa Senese era diretta a Genova proveniente da Avignone? Caterina Benincasa, nata a Siena nel 1347, già nel 1363 riceveva l’abito del terz’ordine domenicano, divenendo così la Mantellata di Fontebranda. Dell’Ordine dei Frati Predicatori ben ne aveva seguito gli insegnamenti recandosi quotidianamente nella vicina Chiesa di San Domenico in Siena. Tra questi più volte avrà ascoltato i Sermones di Jacopo da Varagine e conosciuto i racconti della famosissima Legenda Aurea. Per questo, che a solo 78 anni dalla morte del noto Arcivescovo di Genova, Caterina volle fermarsi a Varazze, borgo colpito da morbo pestilenziale che imperversava in tutta Europa. Così ci ricorda in “Opuscola et Literae” il Beato Raimondo da Capua, confessore al seguito della Santa e 23° Maestro Generale dell’Ordine dei Predicatori : “3.Oct. Quo in itinere, in vigilia S.Francisci, Voragine esistente ad honoranda incunabola B.Jacopi, precibus suis saevientis pestis cessationem a Deo impetrant.”
Le altre testimonianze della sua permanenza breve ma, così significativa, a Varazze ci sono state tramandate dal Bartolomeo Dominici, in merito alla prima visione che la Mantellata ebbe in Sant’Ambrogio e dal Beato Stefano Maconi che , trascrivendo anche alcune note del Beato Raimondo, racconta della assistenza che Caterina portò agli appestati.
Varazzino che tramandò sua narrazione delle giornate cateriniane fu Simone Maffeo, uomo facoltoso, di lettere e costruttore navale; così dalla sua cronaca del 1381 :
“Nel partire che fece dal Borgo – detta santa Caterina – disse a quelli che si trovavano che fabbricassero una cappella in honore della Santissima Trinità, che mai più il luogo sarebbe stato molestato dalla peste, e che chi la porterebbe patendone lui solo la molestia, se la riporterebbe… Disse loro inoltre come pur anche fece il suddetto padre (fra Raimondo da Capua) suo confessore che havendo il luogo un huomo tanto insigne come il B. Giacomo per patriotto, fabbricassero un convento per i Frati del suo ordine. Parti poi dal Borgo per incamminarsi alla volta di Genova”.
E là nella zona a mare del levante varazzino è ancora possibile ammirare oggi le volontà espresse dalla Santa, ogni anno nel giorno d’aprile i cittadini vi si recano per sciogliere il secolare voto: la capella dedicata alla SS. Trinità venne immediatamente costruita. Il Santuario, successivamente ampliato e modificato nel corso dei secoli, conserva attualmente pianta seicentesca. Fu fondato anche il Convento dei Frati Predicatori, grazie anche ai lasciti dello stesso Simone Maffeo, con bolla di Papa Martino V datata 4 luglio 1419.
Caterina Dottore della Chiesa, Santa da XXI secolo Patrona d’Italia
Il 29 giugno 1461 Pio II (Enea Silvio Piccolomini, senese e già vescovo di Siena) proclama Caterina - Santa (festa: prima domenica di maggio; successivamente 30 aprile, ed oggi il 29 aprile, giorno del transito); quest’anno ne ricorre il 550° anniversario della Canonizzazione. L’8 marzo 1866 Pio IX proclama Caterina compatrona di Roma. Il 18 giugno 1939 Caterina da Siena e S.Francesco d’Assisi sono proclamati da Pio XII patroni primari d’Italia. Il I ottobre 1999 Giovanni Paolo II proclama Caterina compatrona d’Europa.
Nel 1970, il 4 ottobre, Paolo VI riconosce a Caterina il titolo di Dottore della Chiesa Universale. Titolo che venne riconosciuto anche ad una altra Santa, Teresa d’Avila: due donne! Una Innovazione! Sino a quel momento la Chiesa Cattolica non contava che trenta Dottori e tutti uomini.
E se è Dottore allora deve insegnare. Insegnamento che ritroviamo a cominciare da il Dialogo e nelle Orazioni, come la “dottrina sulla verità” : “Apri l’occhio dell’intelletto e mira in me e vedrai la nobiltà e bellezza della creatura che ha in sé ragione”
Gli scritti della Patrona d’Italia dimostrano ancora oggi la loro freschezza e pertinenza; epoca la nostra non dissimile alla Sua, sia per la situazione ecclesiale che mondiale: in questo scenario la Santa, ambasciatrice di pace in un mondo agitato e diviso ci incoraggia a schierarci per la fraternità universale lontano da interessi egoistici e autoaffermazione di potenti.
Dall’insegnamento e dall’esempio cristiano Caterina ci invita ad essere Santi. Non sarebbe difficile immaginarla, come nel XIV secolo, nei luoghi dove vi è : preghiera e contemplazione, ma anche sofferenza ed accoglienza, dove si lavora per una Chiesa Santa e per un umanesimo ritrovato.
Umanesimo e rinascimento che il Suo tempo ha saputo preparare , ne ri-saremo capaci noi oggi?
E all’Italia in questo suo anniversario d’unità, Terra che già Caterina ed il suo tempo chiamava e sentiva d’affetto in appartenenza seppur ancora divisa, cosa direbbe?
Forse ci spronerebbe come nella Lettera 368 a Stefano Maconi : “Fa che tu sia fervente e non tiepido, in questa operazione, e in stimolare i fratelli e maggiori tuoi della Compagnia, che facciano la loro possibilità in quello ch’io scrivo. Se sarete quelle che dovete essere, mettere fuoco in tutta Italia, non tanto costì”.
Di Lorenzo Grazioli Gauthier
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