lunedì 11 gennaio 2010

DIO OGGI. CON LUI O SENZA DI LUI CAMBIA TUTTO - Intervista a Marco Damonte al Convegno Internazionale CEI 10-12 dicembre 2009

Dal convegno internazionale organizzato dalla CEI a Roma
DIO OGGI. CON LUI O SENZA DI LUI CAMBIA TUTTO

Roma, 10-12 dicembre 2009. Auditorium di Via della Conciliazione, praticamente sotto la cupola di San Pietro. Un via vai maggiore del solito, tradisce un evento importante. Addirittura internazionale. È la prima volta che il segretariato del Progetto Culturale della Chiesa Italiana lancia un’iniziativa in grande stile come questa. Un convegno su Dio, sul ruolo che Dio ha nella cultura e nella società dei nostri giorni, dopo che le grandi ideologie del passato volevano sradicarlo, fino a decretarne l’inutilità, il danno, la morte. Ne parliamo con Marco Damonte, della nostra diocesi, che ha partecipato all’intero convegno in qualità di borsista del Centro Universitario Cattolico.
M.D. Premesso che i grandi eventi non mi entusismano particolarmente, devo riconoscere che l’idea di un convegno internazionale su Dio mi ha subito incuriosito, anche per i nomi dei relatori. Anche il titolo era accattivante, soprattutto se posto sotto forma di domanda: con Dio o senza Dio cambia tutto? Almeno qualcosa? Che cosa? Sono domande valide sia per un’intera cultura e un’intera società, ma anche per il singolo, per la vita di ciascuno. E il convegno è stato all’altezza di queste aspettative.
T.M. Potremmo partire da alcuni numeri? I freddi dati talvolta hanno l’efficacia di una fotografia!
M.D. 4 mezze giornate di lavori. 2500 iscritti. 1500 partecipanti per l’intera durata del convegno, provenienti da tutte le diocesi italiane e molti stranieri delle università romane. 7 incontri plenari. 2 momenti con ben 4 eventi in contemporanea. 60 tra relatori e moderatori. Uno sforzo organizzativo notevole, ma efficace.
T.M. Quale il filo rosso che ha tenuto insieme tutto ciò?
M.D. Il punto di partenza è un dato che riguarda l’uomo: è vero, come diceva già Agostino più di un illennio e mezzo fa che “il nostro cuore è inquieto finchè non riposa in Te”, cioè in Dio? L’inquietudine, la meraviglia, la voglia di fare, di sapere, di riscattarsi ha sempre accompagnato l’uomo e ha una radice religiosa. Dunque un secondo dato, storico: la modernità è riuscita a cancellare Dio dai vari aspetti della vita umana? Di fatto oggi le religioni sono tornate, nel bene o nel male, al centro del dibattito pubblico. L’interesse per le religioni e per la spiritualità aumenta, magari a scapito dell’appartenenza alle grandi tradizioni. Da qui la necessità di interrogarsi sul ruolo di Dio oggi.
T.M. Ci sono stati degli aspetti presi in considerazione in maniera particolare?
M.D. Tutti gli interventi sono riconducibili a quattro aree tematiche: il Dio della fede e della filosofia; il Dio della cultura e della bellezza; Dio e le religioni; Dio e le scienze. Ciascuna di essa è stata analizzata sotto diversi aspetti; per esempio nella sessione che ha trattato del rapporto tra Dio e bellezza si è parlato di letteratura, poesia, cinema, televisione (a partire dalla serie “Lost”), arti figurative, musica. Nella sessione su “Dio e le religioni” ci si è occupato del rapporto tra il cristianesimo e le altre confessioni, dei criteri con cui le varie religioni presentano la loro superiorità, del rapporto ambiguo tra religioni e violenza, del ruolo politico del cristienesimo nella società occidentale.
T.M. Insomma Dio ha cittadinanza in queste varie espressioni della cultura umana?
M.D. La risposta è sì, lo hanno ribadito i pensatori cattolici, ma lo hanno riconosciuto anche i pensatori dichiaratamente atei o sospettosi nei confronti del magistero della chiesa: non è mancato chi ha sostenuto l’inconsistenza della dottrina sociale della Chiesa. Un sì a tre livelli: storico, teoretico e pedagogico. Storicamente è un dato incontestabile che tutte le espressioni culturale dell’uomo siano state influenzate dalla religione. Per limitarmi ad alcuni esempi del cristianesimo, lo sviluppo dell’arte figurativa, la scienza galileiana moderna e il concetto di laicità alla base della democrazia sono di fatto emersi proprio in seno al messaggio evangelico, anche se poi si sono magari distaccati da esso. Il legame tra cultura e religione non è solo fattuale, ma è ben più profondo. La natura umana fatta a immagine e somiglianza di Dio ha sete di vero, di bene, di bello, di rapporti interpersonali, di giustizia. A livello pedagogico è possibile far emergere questa traccia di Dio, ora più labile, ora più evidente, da tutte queste dimensioni culturali, non appena ci si accorga di quella inquietudine da cui scaturiscono e di cui ho già accennato.
T.M. Sono stati offerti contributi originali al dibattito?
M.D. Scopo principale del convegno era fare il punto della situazione, cioè stabilire se e in quale misura la questione religiosa è rilevante per l’uomo contemporaneo, spesso stancamanente soddisfatto del progresso e della tecnologia. Non sono comunque mancati contributi significativi. Solo qualche esempio. Il filosofo Spaemann ha fornito nuove argomentazioni filoosfiche a sostegno dell’esistenza di Dio, quale quella a partire dalla “grammatica del futuro anteriore”. Brague ha proposto che il confronto tra le religioni non debba partire dall’autocomprensine di ciascuna di essa, ma da principi esterni: superiore rispetto alle altre sarà dunque quella religione che accetta di lasciarsi giudicare su piani diversi. La sessione su “Dio e le scienze” ha mostrato come le recenti scoperte fisiche e cosmologiche aprano lo spazio alla dimensione religiosa. La scienza non può, né deve dimostrare l’esistenza di Dio, come erroneamente tentano di fare alcune sette evangeliche americane, ma nel loro stesso riscontrare regolarità, proporzioni, esattezza, straordinarie coincidenze nell’ordine cosmico possono aiutarci a riscoprire il senso della creazione. Al rifiuto della teoria del “disegno intelligente” si è accmpagnato quello dell’ideologia evoluzionistica che, al di là della scienza, nega che l’evoluzione abbia un senso e rifiuta di interrogarsi sulla sua stessa possibilità.
T.M. Ci sono stati alcuninomi importanti e noti al grande pubblico?
M.D. Un evento del genere va apprezzato per gli argomenti proposti, non per quanto siano famosi i partecipanti. Chi va spesso in televisione, non ha tempo di fare ricerche serie! In ogni caso al tavolo dei relatori si sono presentati i cardinali Bagansco, Caffarra, Ruini e Scola; tra i nomi più noti Ravasi, Fisichella, Bignardi, Ferrara, Cacciari, Severino, Sequeri, Nowak e Coyne. In generale l’intero mondo accademico italiano era rappresentato.
T.M. Tutti d’accordo? Non si rischia un ribadire posizioni con poco senso critico?
M.D. Direi di no, il clima era sereno, seppure le posizioni presentate non erano univoche. Ciò è emerso con chiarezza nei temi bioetici quali aborto, eutanasia, trattamento dell’embrione e in quelli politici, sul ruolo pubblico che la Chiesa dovrebbe o meno avere.
T.M. Dibattito acceso, discussioni serie, temi interessanti. Ma quale ricaduta tutto ciò può avere nel concreto?
M.D. Nessuno è così ingenuo da aspettarsi delle ricadute nell’immediato. Piuttosto si tratta di tenere vive certe domande, far incontrare persone intellettualmente impegnate, proporsi come promotori di cultura, alta e senza aggettivi. L’opinione pubblica effettivamente appare distante, ma l’opinione pubblica non esiste; esistono persone alle quali si può parlare. Bisogna però avere aqualcosa da dire e avere gli strumenti adeguati per dirlo. Questo secondo aspetto è il più problematico, perché nell’epoca della comunicazione globalizzata ciò che fa notizia è l’evento di impatto, mentre il messaggio del vangelo è sconvolgente sì, ma silenzioso, sobrio, discreto, autentico.
T.M. Una battuta finale.
M.D. Per un ligure gli orari romani sono pressochè improponibili. L’ultima sessione alle 19:30 si prolungava almeno fino alle 21, cena ore 22:30…
T.M. Una battuta finale seria?
M.D. La presenza di così tante persone e il clima che si è creato hanno fatto sì che Dio non fosse solo l’oggetto delle discussioni, ma fosse il protagonista di quelle giornate. Solo la Sua presenza può dare la forza di interpretare e orientare il cammino dell’uomo di oggi. Un uomo in cammino, pellegrino del tempo e desideroso di assoluto.
T.M. E’ possibile ricavare un suggerimento pastorale da tutto ciò?
M.D. Forse. Se la pastorale non è una tecnica, ma un modo di rapportarsi alle persone, direi che linsegnamento di queste giornate può essere riassunto così. Il nemico da battere non è più l’ateismo, ma l’indifferenza; non è più il rifiuto di Dio, ma la superficialità del proprio atto di fede. Oggi, a differenza di ieri, non è la sete di Dio che manca, ma la conoscenza di Dio. Una conoscenza fatta di nozioni, di intelligenza, di amore.
Tommaso Metonda
SU INTERNET SONO DISPONIBILI IMMAGINI DEL CONVEGNO, BASTA CERCARE IL SITO UFFICIALE DELL’EVENTO SU GOOGLE, DOVE CI SONO ANCHE I TESTI DELLE RELAZIONI

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